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venerdì 25 novembre 2011

Insonnia


Morire. Non fosse che per fregare l'insonnia.

Gesualdo Bufalino, Il malpensante, 1987

Girarsi tra le coperte. Si accartocciano in maniera inverosimile. Un intreccio di lenzuola, cuscini ,gambe e pensieri che non ti lascia respirare. E così è meglio alzarsi. Non c’è peggior rimedio che rimanere a letto con gli occhi al soffitto cercando di contare le famose pecorelle. Io, tutte le volte perdo il conto e l esercizio estenuante di cominciare sempre daccapo mi mette su un nervosismo che è meglio lasciare perdere. Tra la finestra e il mio letto ci sono pochi metri. La luce entra impietosa nonostante i miei tentativi di socchiudere le tende. Così tanto vale lasciarla aperta e godermi lo spettacolo di magnifiche betulle che con i loro rami arrivano a battere sulle finestre ogni notte. Sulle pareti , le loro ombre proiettano strane figure quasi da film horror ma non mi spaventano , la natura non può farti del male.  Durante la stagione estiva qui in Svezia non fa buio . La notte è come  certi pomeriggi li da noi quando  l’ inverno annuncia il suo arrivo. .Come al cinema, fisso la finestra, riesco a vedere i singoli rami degli alberi, le cortecce dagli  strati che si sfogliano con lo sguardo, tanto sono fragili. Vedo il contorno delle foglie, piccole, ormai pronte a fare il posto all’ inverno.

“Lo stormire degli alberi”, quante volte da ragazzina ho incontrato  questa frase; nei disegni,ad esempio, quando accanto alle case sovrapponevo enormi alberi dalla chioma gigante e pure   nelle poesie che a scuola ti facevano imparare a memoria. A pensarci bene, probabilmente nessuno di noi in classe aveva mai udito quel suono , non perché di alberi non ce ne fossero ma perché i rumori cittadini coprivano quelli della natura. Mi ricordo che l’ unico momento dove tutto si affievoliva e appariva intenso è bello erano le nevicate invernali ; quelle copiose che bloccavano tutto e immergevano il chiasso cittadino in un torpore quasi magico. Vivendo in una città fatta di palazzi che ti chiudevano la vista non era facile sognare al di la di quegli enormi ammassi di cemento. Si sognava nei libri, a scuola e nelle scampagnate fuori porta, nelle feste comandate.

Con il passare degli anni il bisogno di allinearmi ai ritmi della natura è divenuta quasi un esigenza. Rifuggo la folla, gli ambienti fumosi, il frastuono. Rifuggo da  tutto ciò che è chiuso non solo in quanto spazio circoscritto ma anche pensieri e azioni che ti chiudono la mente e ti impediscono di vedere. Soffrire di insonnia quando non diventa una cosa patologica, di tanto in tanto fa bene. Nel tepore della notte sei costretto a riflettere  a fare una specie di punto della situazione e nella migliore delle ipotesi riesci pure a sciogliere certi bandoli della matassa rimasti per lungo tempo ingarbugliati.

La notte è complice ed amica. Affacciandomi alla finestra sotto la luce notturna ho la fortuna di vedere molti animali di passaggio. C’è un tasso nascosto sotto la mia casa e in alcune notti ,non interrotte dal brontolio del vento si odono le volpi che vanno in avanscoperta e poi chiamano i piccoli a raccolta invitandoli ad avanzare sulla strada con lei. Piccole orme infatti si formano sulla neve fresca. Ne conto a decine e sembra a volte che si siano dati tutti appuntamento per una festa notturna. Lascio così la finestra aperta per ascoltare ogni impercettibile movimento. L’ aria gelida della notte, mi piace  aleggia nella stanza e il piacere diventa maggiore a stare al calduccio sotto le coperte. A volte lascio aperto anche quando c’è in atto una bufera  , polvere di neve entra  nella mia stanza e sembra quasi di far parte di quella rivoluzione della natura .Ci sono pure insonnie paurose  con l’orecchio sempre in  allerta per cogliere qualsiasi rumore sospetto e l’ ansia ti assale. Sono insonnie che magari ti porti dietro dall’ infanzia quando ti svegliavi al buio e chiamando non veniva nessuno. Per molti anni ho dormito con la luce accesa. Adesso , nel tempo adulto, le paure prendono spesso forma le vedi e riesci meglio a fronteggiarle ma capisco che non è per tutti così. Le insonnie sono pure manifestazioni di cose irrisolte di problemi che sembrano insormontabili e che diventano giganti quando immerso nella notte sembra non ci siano soluzioni. Il corpo non parla a caso e manifesta il suo disappunto anche se la nostra volontà non lo ammette. E’ un corpo che si ribella alla mente  e  protesta per come viene trattato e ti invita a trovare delle soluzioni affinché le cose non peggiorino e si trasformino in qualcosa di irrimediabile. Ascoltare il corpo e le sue reazioni è anche una cartina tornasole. Le  società moderne ci obbligano o ci spingono a comportamenti omologati e spesso ne rimaniamo vittime incapaci di reagire. Non c’è medico che possa guarire un disagio se non lo guardiamo in faccia. Riempirsi di ansiolitici, pasticche per dormire sono solo palliativi , stordiscono,non ti fanno pensare. Infatti è importante rompere il cerchio. Non giriamo ogni sera sulla stessa ruota se stiamo male. Non siamo delle cavie a cui non è dato possibilità di scelta, ma lottiamo per capire e modificare quale è la fonte della nostra insonnia.

Non c’è una ricetta magica per guarire dalle insonnie. Ciascuno di noi riesce a trovare la sua strada prima o poi. Il consiglio “ cerca di essere te stesso in ogni situazione “ è sempre valido. Anche a costo o di diventare impopolari.

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