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venerdì 6 agosto 2010

Voglio andare al Polo Nord

Tutti abbiamo un proprio Polo Nord da raggiungere. Un punto dove issare la nostra bandierina e dire a se stessi e al mondo che di lì ci siamo passati o che ce l' abbiamo fatta.
Guardiamo alla mèta e spesso perdiamo di vista cosa ci sta nel mezzo , ovvero il sentiero, la strada che ci porterà al traguardo.

Io sono in cammino, tra luce e neve direi, il mio Polo Nord è ancora laggiù che aspetta di essere conquistato ed esplorato. Strada facendo mi sono fermata a guardarmi intorno approdando in un luogo bello e drammatico dove il silenzio a volte fà troppo rumore.
A pensarci bene, cosa ci sarà mai in questo Polo Nord? A detta di molti è punto della terra dove non c'è assolutamente niente. Un posto triste mi ha detto una giovane coppia di ritorno da un viaggio pagato a suon di euro- dove c'è una tenduccia con un Sami e le sue renne parate a festa a mò di carretto siciliano che ti porta a fare un giro vendendoti lì illusione di essere tutt' uno con l' universo.

Ma in fondo, Polo Nord, Timbuctù,Isola di Pasqua poco importa - stà di fatto che riversiamo in questa meta ideale molte aspettative e spesso non siamo preparati.
Ammesso e non concesso che al polo ci arriviamo davvero cosa faremo poi?
Ho molti amici che già da giovanissimi erano alll' apice del successo, una bella carriera, dei figli, una casa, il cane, l' albero di Natale in giardino... e poi mi dicevano? e adesso che facciamo ? Bella domanda rispondevo, magari avessi quello che avete voi.
Uno passa tutta la vita a raggiungere quello che per lui era fondamentale e una volta che ha tutto non sa più come gestirlo. La realtà gli sfugge di mano e forse è ancora più spaesato di prima. L' adrenalina non scorre più e sembra che quello che hai conquistato a fatica alla fine non era all' ' altezza di sogni e desideri . E allora come fare? Non ho la risposta.

A conti fatti a questo Polo Nord non ci voglio arrivare . Forse è meglio avere una meta, agognarla e mai raggiungerla. Quando sei lì lì per acchiapparla un' improvvisa folata di vento magari, te la spinge più in là. Potresti quasi toccarla ma non la raggiungi. E' crudele? non so. Quello che so è che n non bisogna mai perdere di vista ciò che sta in mezzo- il mentre- altrimenti non si vive ma si insegue un sogno.

Moda e metereologia

Che bello, essere in balia del tempo, lasciarsi andare, spogliarsi di tutti i clichè.. oddio i capelli! Prenderò freddo ! Oddio l artrite, i reumatismi, la maglietta di lana. Uscire fuori, magari con la pioggia, io e Ginger lo facciamo spesso. Vestita così come viene, con un paio di galosce ai piedi. L’ erba è così alta che a passarci in mezzo sembra di nuotare a mare, arriva alla vita. Ci sguazzi dentro, in mezzo a fiori dallo stelo lunghissimo e funghi enormi con i puntini bianchi , proprio come nei libri di favole. Certo , il primo impulso è quello di ripararsi addirittura di non uscire .. ma poi scopri che merita davvero. Una cosa che ho imparato è che quando non mi va di fare una cosa, la faccio e di solito questa uscita dall’ordinario mi preserva piacevoli sorprese.
Pensavo..sui malanni di stagione, un business spaventoso, si producono i vaccini, ci vaccinano come il bestiame... in serie. Certo i vaccini sono importanti per le persone a rischio( malati, cardiopatici, personale medico e paramendico) ma anche questa “strategia del terrore” adottata dai mass media per farti sentire malato quando invece sei sano come un pesce mi inquieta non poco. Come mi inquieta la faccia del luminare di turno, di solito esperto in nutrizione che appare in tivvù all’ ora di pranzo. Hai davanti il piatto di pasta, e quello ti parla del fatto che la pasta ingrassare, mangi la carne, e inizia la tiritera sul colesterolo, mangi la mozzarella di bufala o la burrata che adoro, e ti dicono di non abusarne perchè la diossina incombe..insomma qualsiasi cosa mangi, il monito del medico ti perseguita... e giù a fare le analisi del sangue - Oggi ho chiamato mamma al telefono, mi racconta che la tv non fa altro che trasmettere notizie funeste sulla nuova influenza. La gente è preoccupata...tutti invocano al vaccino subito!! Per la gioia di chi sappiamo ( i miei amici addetti ai lavori, non me ne vogliano eh eh)
Dicevo, per ovviare al problema di coscienza ed estetico facciamo questo benedetto salto una volta a settimana, in palestra : una mia amica di londra mi ha riferito che c’è questa moda del “body fashion” cioè del culto del corpo, per cui se non sei in un certo modo non ti prendono nemmeno in considerazione. Da qui sedute estenuanti in palestra, magari certo, con la tutina firmata e la scarpetta da ginnastica in tinta.. un tapis rouland insieme ad altri centinaia di tapis rouland - tutti affannati per raggiungere l ‘ idea del corpo perfetto. Poi certo....la macchina parcheggiata il più possibile vicino alla palestra... non sia mai che debba fare due passi o che mi prenda un aquazzone ! Come diciamo ? avanti c’è posto!!
Un’ altra moda che a me fa sorridere, “ il nordic walking”. Le signore e le donzelle del mio paese, in piena estate, di sera con la tuta alla moda, in pieno centro scorrazzano a passo sostenuto con i bastoncini .. come dire fa molto nord.... ma dico io, ma non sarebbe meglio farlo di mattina, magari in campagna e non in pieno centro cittadino ?


Tra le varie meteorine e colonnelli che ogni giorno vediamo nei nostri teleschermi, la nostra vita ruota intorno a questo dilemma: prendere o no l’ ombrello. Io personalmente lo dimentico ovunque, sul tram, nei negozi, al bar e finisco sempre con il tornare a casa più bagnata di prima. Aggiungiamo al disagio della perdita dell’ ombrello, le raccomandazioni di tutti i mass media a non prendere freddo, indossare la maglia di lana e attenti a questo e quell altro. In inverno, riscaldamento a palla, in estate i condizionatori d’ aria fredda che come dice la parola stessa ti “ condizionano” la vita con irrimediabili torcicollo, ma l di testa ecc
Vivendo i un paese come la Svezia e sotto il circolo polare artico le cose stanno diversamente e non ci perdiamo , come dire, in sottigliezze. Ogni tempo ha il suo fascino e potrei stare per ore a raccontarvi della mie nuove esperienze con la pioggia , le tempeste di neve e del sole sempre alto e accecante in certe stagioni. Ma potrei anche parlarvi del famoso “ buio”; la maggior parte degli italiani si domanda cosa cavolo si fa in lapponia in inverno, quando le ore di luce sono poche. Dicembre e gennaio ad esempio il sole sorge intorno alle 10 del mattino e tramonta alle 14.30 circa del pomeriggio. Quando fa buio, naturalmente si scia, lo sci di fondo di notte è molto bello specialmente se fuori c’è la luna piena. Usiamo anche le torce- tipo quelle da minatore, per intenderci- e si possono vedere un sacco di animali..Spesso, durante il giorno, in vista della serata che trascorreremo fuori, prepariamo una specie di bivacco ( ottimo esercizio per le signorine in cerca di soluzioni per la cellulite), dove in seguito allestiremo dei fuochi e prepareremo qualcosa da mangiare.
. Poi naturalmente sauna, cena e un buon libro per concludere la serata.
Ricevo molte email da parte di molti che vorrebbero visitare questi luoghi ma sono terribilmente spaventati dal freddo. Chi decide di fare un viaggio da queste parti almeno due conti li deve fare, altrimenti sarebbe meglio dirigesse lo sguardo verso altre mete esotiche. Personalmente, più le temperature sono basse è più il fascino di queste zone aumenta. La luce azzurrina, l atmosfera diafana, il paesaggio cristallino , i riccioli di neve e ghiaccio che volteggiano nell aria e ancora l arcobaleno in mezzo al lago ghiacciato, il volo delle pernici bianche nella bassa vegetazione artica lungo le rive dei laghi – chi frequenta la montagna sa di cosa parlo. Qui a dire il vero, non ci sono montagne da scalare, direi è più un paesaggio collinare ma di infinita bellezza. Un deserto, di neve, una sensazione di solitudine assoluta e di pace. I pensieri si fanno più fluidi, ciò che fino ad allora era stato difficile da capire diventa improvvisamente più chiaro. Un continuo a tu per tu con te stesso, su ciò che sei stato e ciò che sei –
Alle soglie dei miei primi 40 anni – a dire il vero tra un anno – farsi un pò di domande mi sembra il minimo indispensabile per incominciare a capire cosa vorrò fare da grande. La lapponia certo, mi sta aiutando a trovare la direzione.. magari ad un passo dal paradiso

Un siberian husky per amico e altre considerazioni

Giorni fa stavo parlando con un mio amico via chat. Ad un certo punto mi domanda se avevo visto un certo film, io gli rispondo con savoir faire ; mi dispiace non l ho visto e poi non sono una cinofila esperta !! Non è la prima volta sono facile a gaffe di ogni tipo e l unica cosa da fare in questi casi per uscire dall’ imbarazzo è quella di riderci su.


A parte questa battuta, non è necessario essere esperti cinofili per capire il rispetto che dobbiamo avcere per questi animali da compagnia di infinita bellezza e capacità d’ amore al dil à di ogni limite. Come sempre, siamo attratti da un cucciolo, lo prendiamo con la scusa di fare contento il piccino e non ci prendiamo le nostre responsabilità quando si tratta di anteporre le nostre esigenze di mare a quelle del cane e lo si abbandona come si fa con la spazzatura... cosi da qualche parte.

Quando si scegli un cane si deve tenere conto di tante cose, la prima fra le tutte, a mio parere è chiedersi : Perchè lo voglio? Quale sarà il cane adatto al mio carattere, al mio stile di vita? Ci sono difatti padroni e padroni... ci sono quelli che quando lo portano al guinzaglio è il cane che porta a spasso il padrone e non viceversa.... e questo è un classico. Ci sono quelli che lo prendono per moda, per il figlio, perchè è figo comprarsi un dobberman o rottwailer da mostrare in giro, perchè hanno visto la pubblicità del cucciolo della carta igienica e cosi via. Insomma tutte le motivazioni del mondo ma mai quella appropriata.

Avere un husky siberiano non è facile, soprattutto se lo si cerca tra gli amatori e non tra quelli che vendono anche altre razze, forse più attenti al denaro che alla preoccupazione d dove in realtà andra a finire il cane.

Gli amatori, che come la parola stessa dice “ amano questa razza” te lo vendono previa compilazione di una specie di test psicologico per verificare la compatibilità del padrone con quella della razza . Esagerazione? lo pensavo anch’io quando all ennesimo test la signora mi ha domandato : Cosa prevederà di fare nei prossimi 15 anni ? e il cane ? Io gli ho risposto, “cara signora non so nemmeno quello che farò domani si figuri tra 15 anni, ma quello che so e che terrò conto anche delle esigenze del cane. Dopo questo... il cane me l ero giocato e la signora non me lo ha più dato.

Ginger sono riuscita ad averlo quasi subito. Girando per internet ho trovato un amatore a Malmo in Svezia che aveva urgenza di darlo via in quanto ultimo rimasto e senza tanti preamboli.

A distanza di tempo però capisco la signora. Dell’ husky siberiano ci sono alcuni falsi miti:

1- non è che per forza devono avere gli occhi “ colorati”. Spesso i miei clienti rimangono delusi quando vedono che i cani da slitta non hanno occhi blu e sopratutto non sono di razza. Nelle mondo dello sleddog e delle competizioni pochi usano Husky e tanto meno Malamut, sono cani molto forti , testardi e non adatti per le competizioni. Spesso quando vedono Ginger dicono.. ma che strano colore ma perchè non ha gli occhi blu? Hai voglia a spiegare che non sono tutti uguali !



2- Gli husky sono freddi e poco affettuosi. Gli husky sono animali gregari, un po come i lupi, vivono nel pack non possono essere lasciati soli , fanno parte della famiglia e non possono essere tenuti a catena ( posto che sia giusto farlo anche per altre razze !)

Ginger è con noi 24 su 24, quando andiamo al ristorante o al pub,lui rimane in macchina nella sua cuccia che portiamo sempre dietro. Sembra un po il cane di tutti “ a volte fa piu feste ad un estraneo che a noi ma questo è normale è un cane socievole e non significa che predilige te o un altro.

I siberian husky, hanno bisogno di spazio, di correre , non devono essere tenuti in appartamento e nemmeno lasciati soli o alla catena. Devono fare un tot di allenamento al giorno e ciò richiede tempo e dedizione.

E meraviglioso guardare come un cane , in questo caso Ginger si riappropri della propria natura, segua l ‘ istinto , ritorni allo stato primordiale . Pensate che ogni tanto ci dobbiamo inventare un modo su come somministrargli il cibo. Si annoia e non mangia, ma se lo nascondiamo o rendiamo in qualche modom non facile da avere scatta l istinto del procacciarsi il cibo ad ogni costo. Spesso mettiamo il suo boccone preferito all interno di un tubo di cartone , oppure lo sotteriamo. La neve e gli spazi aperti sono il loro elemento naturale, soffro al pensiero di sapere che molti di looro sono nelle città, piene di smog ed afose relegati in appartamenti con i termosifoni. Quando vedo Ginger tuffarsi nella neve, fare le capriole e saltare come un matto per ore e ore si capisce molte cose. Ama molto anche l acqua, e tutte le mattine d’ estate vuole fare il bagno per almeno una ventina di minuti.

Questi animali hanno una soglia del dolore molto spiccata, in realtà non so quanto realmente provino dolore o ci fanno. Fatto sta che basta pestargli che ne so, i peletti della coda che iniziano a gridare come pazzi per almeno 10 minuti. Lo stesso quando andiamo a sciare e ci sono da fare delle salite impegnative , improvvisamete si azzoppa e lamenta un dolore presunti alla zampa. nel momento in cui allento il collare mi sguscia via come un matto e per riprenderlo ho un bel da fare.

Potrei scrivere capitoli interi sulle avventure di Ginger qui in lapponia, da come si fa fregare gli ossi dalle gazze ladre a come cerca di acchiappare le trote nei tratti di fiume ( si proprio come gli orsi) o quando infila inl naso in tutti i buchi possibili mandando su tutte l furie gli inquilini; dai tassi tra l altro aggressivi e pericolosi, alle talpe a lemming nascosti nella neve.

Questo per dire, in generale, che anche gli animale, in questo caso i cani dovrebbero esere “più cani” e meno umani. Più liberi di essere ciò che sono e non sottoposti alle nostre eccessive premure. Quando si prende un cane si deve essere consapevoli di quello che facciamo.



L ‘ estate è iniziata ...... pensiamoci

mercoledì 4 agosto 2010

Come il vento

 Amo il vento, messaggero di belle sensazioni, di profumi. Spesso per riordinare i pensieri mi abbandono agli elementi. L’ aria, il vento, l’ acqua , la terra, mi chiamano a sé.
Il vento Nordico è gelido,ti fa il viso paonazzo e ti porta via le lacrime . Ti rimangono appese, a metà viso come se non volessero più staccarsi . Questo tipo di vento sa anche essere mortale , da queste parti si muore non tanto per il freddo ma quanto per le folate di vento che unite alle basse temperature non ti danno scampo. Devi trovare al più presto un riparo, scavare una buca, issare una tenda provvisoria. Ma è anche un vento carico di neve , sottile, che si posa sui capelli , sui vestiti, sulle ciglia. Spesso mi fermo nei plateau innevati in ascolto e guardo. Il vento gioca con la neve. Si formano a mezz’ aria dei mulinelli di polvere di neve, fanno come delle danze sulla superficie. Ginger impazzisce, cerca di acchiappare questi mulinelli danzanti, con la bocca.
La mente diventa più elastica e ciò che fino ad allora ti sembrava complicato diventa tutto più chiaro. E’ come se spazzasse via i pensieri brutti, ingombranti quelli che chiamiamo “ I pensieri negativi” che ti torcono le budella e non ti fanno dormire.C’è anche un vento a me particolarmente caro e cioè quello della mia casa, della mia terra. E’ quel vento che spiffera tra i borghi medievali della Val D’ orcia. E’ quasi un sussurro. E’ messaggero di cose buone. Già prima di entrare nel vicolo di casa mia so già cosa mia madre sta preparando per il pranzo. Pasta al forno, cinghiale in umido, pollo arrosto alle erbe aromatiche e poi l’ odore del pane appena fatto del panettiere accanto a casa mia. E’ lo stesso vento che mi viene incontro tra i cipressi, tra le spighe di grano dorate, tra i filari delle vigne, tra i capelli di quando vado in bicicletta. Cerco il vento quando ho bisogno di stare in pace, di schiarire le idee. Ora capisco perché gli animali feriti si rifugiano nel bosco o comunque sentono il bisogno di lasciare gli uomini per stare con la natura. Succede così. È come un richiamo. Dialogare con la vita moderna a volte è duro, faticoso e si sente il bisogno di “ripulirsi”. E’ come una coltre che ti entra nelle viscere, una sostanza vischiosa che ti corrode l’ anima. Alla fine della serata non ne puoi più.
o mi rifugio in collina come ho fatto oggi . C’è uno splendido paesino dove amo andare. Vicino alla faggeta di Pietraporciana. Sedendoti su una panchina puoi osservare il tramonto della val D’ Orcia. Si vede tutto da qui. Ti rimetti in pace con te stesso e alla fine pensi che in fondo la vita vale proprio la pena di essere vissuta anche solo... per ascoltare il vento.

La mia lapponia

“ Mi rendo conto di quanto sia stata fortunata nell’ avere potuto condurre una vita libera e ad misura d’ uomo in una terra piena di pace dopo aver conosciuto il frastuono e le preoccupazioni del mondo” Karen Bixlen, La mia Africa.








La scelta di questo titolo non è a caso. La lapponia la sento mia anche se a dirla tutta non sarebbe la lapponia vera e propria rintracciabile nelle cartine geografiche. Mi piace tuttavia questa parola perché quando la pronunci ti si riempie la bocca e da l’ idea di una terra dell’ abbondanza, della magia, di un posto lontano e leggendario come potrebbe essere l’ isola di Atlantide o addirittura L’ Iperborea , la terra dei ghiacci.
A volte quando attraverso il sottile lembo di terra tra la Germania e la Svezia e cioè la bella Danimarca il mio pensiero corre a Karen Blixen una nobile danese estroversa e amante dell’ avventura che lascia una terra nordica per innamorarsi di quella che definirà poi “ La mia Africa” una terra che raggiungerà nel 1913 fino al 1918 e che segnerà la sua vita ed i suoi amori.
In effetti ciò che si prova a vivere nella terra dei ghiacci per eccellenza può essere paragonabile a quella della contemplazione delle grandi distese africane. Direi che è lo stesso smarrimento,la stessa estasi che ti porta ad essere tutt’ uno con L’ universo. Ciò che Karen Blixen amò profondamente dell’ Africa fu la sua semplicità e il fatto che tutto sommato l’ allegria e il senso dell’ onore degli africani e il loro modo di essere era ben lunga preferibile agli odiosi e razzisti intellettuali inglesi di cui si circondava. Ciò che io , Luisa, amo di questa terra è la non contaminazione umana. Un posto dove è ancora possibile vedere “le origini”, sentire il richiamo dei popoli nomadi che abitarono queste terre impossibili sfidando gli elementi della natura. Tutto è rimasto come 10.000 anni fa. In slitta, con i cani, che scalpitano , fremono e corrono felici non puoi non sentirti così non puoi non sentire questo richiamo. Molti mi dicono, ma se vengo li cosa c’ è da vedere? Non potrei dire che ci siano cose “ da vedere”. In realtà si tratta di immensi plateau ghiacciati, di vento spesso gelido che ti sferza il viso ma ti fa sentire anche vivo. Di foreste immense cariche di neve e il frastuono di rami che si spezzano sotto il peso del manto innevato. Il vedere è in realtà un sentire. Una mente lucida e razionale direbbe : “ Ma non c’è nulla”! . E di fatto dico sempre a quelle persone di girare lo sguardo verso altre mete... non è un posto per loro.
Ciò che solitamente si prende come un accezione negativa e cioè le temperatura costantemente sotto lo zero diventa - per chi ha la possibilità di viverci e di sperimentare un esistenza fuori dai canoni i classici - un banco di prova, una caratteristica essenziale per misurarsi con qualcosa di primordiale e ancestrale. Fino a pochi anni fa non sapevo nemmeno dove si trovava la lapponia . La sua storia, la fauna,l a flora mi era pressoché sconosciuta. Adesso quelle distese brulle, dimenticate da Dio sono parti essenziali del mio essere . D’ inverno, in certe aree sembra di osservare una tela disegnata a carboncino. Tutto bianco e nero, nero e bianco dovuto alle immense foreste di betulla dalle cortecce color argento ma dai rami scuri e secchi ,tipica livrea dei mesi invernali. Ossevando le betulle si ha come la sensazione che tutto è perduto e che da quegli esili rami risecchiti non uscirà mai più niente di buono - come se il gelo si fosse portato via la linfa vitale. In realtà, la natura sa come adattarsi e rigenerarsi. Con la primavera una linfa sorprendente ricolorirà le betulle regalandogli un nuovo manto ricco di foglie verdi e dalle varie tonalità .
L’ inverno è di gran lunga la stagione che preferisco - e pensare che sono sempre stata un amante del caldo e del mare- Le ossessioni moderne per il buio, il freddo, le giornate corte, il come vestirsi ,il non so bene cosa fare – in queste terre diventano cose banali , minori. Con il buio si scoprono tante cose. Ad esempio gli animali notturni. Più volte siamo usciti con gli sci guidati dalla luna piena e con una semplice torcia sulla testa, come quella dei minatori. Cominci ad addentarti in un territorio senza tempo - il bianco spettrale del paesaggio si unisce al bianco cristallino dei tuoi capelli e le tue ciglia divenute così per effetto del gelo.
Di notte, c’è la luna che ti guarda e ti accompagna. Timide volpi fanno capolino dalle tane , ne scorgi la lucentezza degli occhi che ti guardano da lontano. Un giorno , ricordo bene, un nostro cliente decise di sciare in noturna. Era una pista facile, sicura , illuminata. Dopo un pò lo vedemmo ritornare pallido e spaventato.
Asseriva di aver visto dei lupi, un gruppo di 5 o 6 esemplari che gli si erano parati davanti e lo osservavano. Così, lui guardava loro e loro guardavano lui entrambi pieni di terrore. Più tardi andammo in avanscoperta per rivedere il famoso luogo dello scontro”. In realtà ciò che aveva visto non erano i lupi delle favole famelici e che solitamente ti aspettano al varco nelle foreste come tradizione vuole - si trattava, in realtà, di piccoli cervi che alla vista di quell’ energumeno umano vestito di rosso e fosforescente si erano bloccati dal terrore in mezzo alla pista di ghiaccio.

Dicevo l’inverno - Spesso i limiti li mettiamo noi.
A volte nelle notti fredde e limpide si può vedere l’ aurora boreale. Si narra che nel silenzio delle notti boreali è possibile sentire un suono. Un dolce sibilio che accompagna l’ ondeggiare dell’ aurora nel cielo. Io non ho sentito nessun suono a dire il vero - se non quello della mia anima che a stento faticava a credere a ciò che gli era innanzi. Nonostante le spiegazioni scientifiche - non tutto secondo me è riconducibile alla razionalità. Non sempre mi interessa una spiegazione logica. Come certe pretese, in molte opere d’ arte o letterarie di voler entrare per forza nella testa dell’ artista per porsi la fatidica domanda “Perche? e nell’ affannosa ricerca di darsi una risposta della quale francamente me ne infischio… come la celebre frase hollywoodiana.
In quel momento l’ aurora era per me non un insieme di protoni ed elettroni che vanno ad interagire con la ionosfera ma la manifestazione di un essere soprannaturale, un Dio al cui mistero sono affidati i segreti del mondo e dell’umanità tutta.