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mercoledì 4 agosto 2010

Come il vento

 Amo il vento, messaggero di belle sensazioni, di profumi. Spesso per riordinare i pensieri mi abbandono agli elementi. L’ aria, il vento, l’ acqua , la terra, mi chiamano a sé.
Il vento Nordico è gelido,ti fa il viso paonazzo e ti porta via le lacrime . Ti rimangono appese, a metà viso come se non volessero più staccarsi . Questo tipo di vento sa anche essere mortale , da queste parti si muore non tanto per il freddo ma quanto per le folate di vento che unite alle basse temperature non ti danno scampo. Devi trovare al più presto un riparo, scavare una buca, issare una tenda provvisoria. Ma è anche un vento carico di neve , sottile, che si posa sui capelli , sui vestiti, sulle ciglia. Spesso mi fermo nei plateau innevati in ascolto e guardo. Il vento gioca con la neve. Si formano a mezz’ aria dei mulinelli di polvere di neve, fanno come delle danze sulla superficie. Ginger impazzisce, cerca di acchiappare questi mulinelli danzanti, con la bocca.
La mente diventa più elastica e ciò che fino ad allora ti sembrava complicato diventa tutto più chiaro. E’ come se spazzasse via i pensieri brutti, ingombranti quelli che chiamiamo “ I pensieri negativi” che ti torcono le budella e non ti fanno dormire.C’è anche un vento a me particolarmente caro e cioè quello della mia casa, della mia terra. E’ quel vento che spiffera tra i borghi medievali della Val D’ orcia. E’ quasi un sussurro. E’ messaggero di cose buone. Già prima di entrare nel vicolo di casa mia so già cosa mia madre sta preparando per il pranzo. Pasta al forno, cinghiale in umido, pollo arrosto alle erbe aromatiche e poi l’ odore del pane appena fatto del panettiere accanto a casa mia. E’ lo stesso vento che mi viene incontro tra i cipressi, tra le spighe di grano dorate, tra i filari delle vigne, tra i capelli di quando vado in bicicletta. Cerco il vento quando ho bisogno di stare in pace, di schiarire le idee. Ora capisco perché gli animali feriti si rifugiano nel bosco o comunque sentono il bisogno di lasciare gli uomini per stare con la natura. Succede così. È come un richiamo. Dialogare con la vita moderna a volte è duro, faticoso e si sente il bisogno di “ripulirsi”. E’ come una coltre che ti entra nelle viscere, una sostanza vischiosa che ti corrode l’ anima. Alla fine della serata non ne puoi più.
o mi rifugio in collina come ho fatto oggi . C’è uno splendido paesino dove amo andare. Vicino alla faggeta di Pietraporciana. Sedendoti su una panchina puoi osservare il tramonto della val D’ Orcia. Si vede tutto da qui. Ti rimetti in pace con te stesso e alla fine pensi che in fondo la vita vale proprio la pena di essere vissuta anche solo... per ascoltare il vento.

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