In estate, la  Lapponia svedese si colora. Le betulle lasciano il grigiore invernale e si  vestono di verdi foglie, la terra priva della neve torna a  respirare. Muschi e licheni  hanno il sopravvento ed ovunque mirtilli e bacche ricoprono i terreni  acquitrinosi. La cosa più sorprendente sono i tetti. In molte case si segue la  tradizione e si lasciano crescere sul tetto zolle di erba che serviranno per far  nascere meravigliose orchidee. E’ il tempo del sole di mezzanotte, delle  renne che partoriscono i piccoli e della migrazione degli uccelli che a frotte  si riposano lungo le rive dei laghi. 
Io e Ginger  osserviamo con sorpresa l’incedere delle stagioni. Per Ginger, il mio husky  siberiano l’estate è il mese più divertente. Ginger ama  rincorrere gli scoiattoli, le gazze ladre che tentano di rubargli il cibo dalla  ciotola e si diverte a nuotare nei laghi immensi, tentando di acchiappare le  anatre di passaggio. Nei pomeriggi assolati ci attardiamo sul lago, magari  prepariamo un barbecue con il pesce pescato nelle spiagge vicino casa, oppure  con il kayak ci allontaniamo lungo i canali per spiare le famiglie dei castori  che escono allo scoperto. Se Ginger riesce a contenere il suo entusiasmo e  rimane in silenzio, i castori passano placidamente accanto al kayak altrimenti  con un grande salto e sbattendo la coda si immergono nuovamente nelle acque  profonde. Spesso, dopo le abbondanti piogge il lago si ricopre di una sottile  nebbia profumata. Esala poderosa dalle foreste limitrofe diffondendo un profumo  di resina inconfondibile che si sparge nell’aria inebriando i sensi. 
Quante volte ho  pensato a chi vive in città. Non si possono negare i vantaggi. Figlie del  progresso, le città, soddisfano le nostre esigenze ma allo stesso tempo ci  allontanano da tutto ciò che è la natura. Soddisfatti i  bisogni primari, l’arte, la creatività e la capacità di inventarsi si riducono  notevolmente. Si vive, si consuma, si ama, come perfetti automi, seguendo le  masse, il flusso, ciò che è di moda, senza riuscire a pensare ad altro. Una  volta sul tavolo si lasciava la lista della spesa, adesso, c’è il promemoria del  centro estetico, i vari appuntamenti. Ci osserviamo allo specchio e ci chiediamo  quanto costerebbe nascondere i segni del tempo e le borse sotto gli occhi che  l’insoddisfazione accresce. La competizione uccide, si vuole volare in alto  ma senza prendere mai il volo, senza la fatica dei lunghi pellegrinaggi per la  conquista (metaforica) di nuove terre su cui approdare che non siano il salotto  di casa. Magari si vola facendo zapping con il telecomando e desiderando di  essere questo o quell’attore famoso, ma mai noi stessi.
Smettendo di  pagaiare e rimanendo in mezzo la lago si ha come la sensazione di essere in un  altro pianeta. Devo dire che tutto questo mi piace ed è, senza esagerare, uno  dei migliori mondi possibili. Con il tempo si  apprezza il valore della solitudine e si rifugge dalla confusione, dalla massa.  Le gru color grigio fumo, le oche dal bianco piumaggio ti passano vicino e  sembra quasi che ti sfiorino. Loro almeno, gli animali, obbedendo alle leggi  della natura seguono il loro corso naturale e non rimangono intrappolati dalle  reti della mente umana. Quello che ci ha resi liberi, il progresso, ci ha pure  creato grosse catene. Ci ha tolto altre libertà incastrandoci in ruoli che  spesso non ci appartengono. Tiziano Terzani, in un libro in cui racconta di uno  dei suoi tanti viaggi decide di spogliarsi del suo nome, di ciò che tra gli  umani è fondamentale per riconoscersi l’un l’altro, per assegnarsi un ruolo  sociale, una posizione giuridica. Voglio essere “nessuno“ dichiara. Non voglio  avere un nome che mi identifica. La mia essenza, il mio io non si riconoscono  più perché lontani dalla natura da dove io sono venuto e destinato a tornare:  “la polvere ritorna alla polvere…” questo ci insegna la  Bibbia.
Certo, ma non è  necessario fare scelte così estreme, basterebbe riavvicinarsi allo stato  naturale delle cose, lasciare per un attimo il telecomando e magari dedicarsi ai  propri affetti, alle proprie passioni, agli hobby ed educare i propri figli ad  usare il cervello e le sue infinite potenzialità.
Che effetto  sorprendente si ha dopo qualche ora, continuando a pagaiare. Ginger adesso  comincia ad essere irrequieto. Si annoia, è come i bambini. Mi accosto  sull’altra riva e lo lascio correre libero. Lo seguo con lo sguardo, con amore  fino a quando stanco, ululando, mi chiamerà e torneremo a casa con il sole di  mezzanotte all’orizzonte.
Nessun commento:
Posta un commento